L’essenziale

Nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Roccalbegna, paese adagiato ai piedi di un grande masso alle pendici del Monte Amiata, sono conservati i resti di una pala d’altare di Ambrogio Lorenzetti.

Nella pala sono raffigurati la Madonna col bambino e i santi Pietro e Paolo. A dominare la scena, l’oro e i colori delle vesti impreziosite da filamenti d’argento. Il dettaglio dei fili argentati non si nota se non accostando il naso al dipinto. Un ricamo pensato per cosa e per chi, visto che i più, dalla distanza a cui sostavano per pregare nel buio della chiesa, non potevano vederlo? Sicuramente per esibire la grandezza della Repubblica Senese, ma ancor di più, siamo nel 1340, perché il dipinto doveva rendere lode a Dio.  

Inerpicandosi poi per le stradine tra le case del borgo, si giunge al trecentesco Oratorio del Santissimo Crocifisso. Sopra l’altare, si innalza un Gesù in croce dipinto da Luca di Tommè, altro pittore della scuola senese. Accanto all’altare una lapide posta a memoria porta inciso: «Perché questa immagine di Cristo Crocifisso con penitenziale supplicazione alla Chiesa maggiore condotta si calmò il morbo asiatico che qui infuriava…» (1885 — ndr). 

La pala d’altare e la lapide distano tra loro qualche centinaio di metri e cinquecento anni, ma guardandole insieme nasce una domanda: cosa è essenziale?

I filamenti d’argento invisibili ai più sono essenziali? Pregare durante una calamità mentre si potrebbe “fare altro” è essenziale?

“Concentriamoci sull’essenziale” ripetiamo ormai sempre più spesso come un mantra. Il più delle volte intonandolo con rassegnazione, prefigurazione di un impoverimento della nostra vita. Per noi l’essenziale ha a che fare più con una sottrazione di cose che con una moltiplicazione di significati; nella migliore delle ipotesi lo intendiamo come una strategia funzionale a raggiungere un subito guadagno. 

E così, a forza di svuotare e di mancati guadagni, finiamo in un vortice depressivo e nichilista. 

Ma l’essenziale, più che un ritorno a breve termine delle cose, riguarda il significato dell’esistenza, ed essa, per chi decide di accostarci la faccia, è trapunta di apparizioni da cogliere e di presenze a cui affidarsi. 

La pala d’altare e la lapide commemorativa di Roccalbegna ci ricordano che ciò che dura è solo ciò che sta davanti a Dio, che il nostro compito è mendicarne i segni e darGli lode. Il resto, poi, lo compie Lui. 

Alessandro Vergni

Articolo pubblicato su L’Osservatore Romano del 13 gennaio 2023.

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