Bella, ciao

Il problema in Italia è il fascismo, pardon, l’antifascismo. A Laura Pausini, talento vocale indiscusso che porta l’eccellenza italiana in giro per il mondo, è stato chiesto, in un programma della tv spagnola, di intonare Bella ciao.

No, es una cancion muy politica, ha tagliato corto lei liquidando gli spiritosini che volevano farle cantare a tutti i costi l’inno della Resistenza (tra l’altro, erano tutti uomini con lei unica donna presa nel mezzo – AAA cercasi femminista incazzata).

Una canzone molto politica ha detto.

Apriti cielo, spalancati terra. Da giorni sui social imperversa la censura che spiega al buon cittadino che, rifiutandosi di intonare quel canto di libertà e di liberazione, la Pausini, pur non volendo prendere posizione, una posizione l’ha presa eccome schierandosi dalla parte dei fascisti.

Perché è risaputo: o stai con gli (anti)fascisti (di sinistra), o stai con i fascisti; tertium non datur.

I miei nonni fecero entrambi la guerra. Uno era socialista, l’altro di tradizione cattolica. Uno soggiornò nei campi di prigionia in Germania, l’altro difese famiglia e amici fino allo sfollamento nelle campagne a causa del passaggio delle linee nemiche. Lontani dal fascismo tutti e due, ognuno a modo suo, pur non facendo parte attiva della Resistenza. Non per questo meno italiani in lotta per la libertà.

Il primo mi cantava Bella ciao perché era una canzone che gli aveva promesso la fine di un incubo; il secondo no, perché rappresentava la battaglia per la sostituzione di un potere nero con un potere di colore diverso del quale non condivideva valori e ideali.

Mia nonna, incinta, affrontò i nazisti sulle scale di casa, con un soldato che col coltello minacciava di sgozzarla. Lo fece per affermare la sua fede e per il suo Paese, a rischio della vita sua e del figlio che aveva in pancia. Si oppose agli invasori tanto quanto i partigiani che stavano alla macchia. Combatté la guerra, come tantissimi altri, dalla propria trincea.

Ciò nonostante, o canti Bella ciao perché è il canto di tutti, o sei uno sporco fascista. Non è cioè ammesso che qualcuno possa non riconoscersi nel fascismo e contemporaneamente non fare professione di fede a sinistra.

Che poi, a pensarci bene, quella canzone ben colorata politicamente – astenersi finti ingenui di circostanza – dice proprio che “il partigiano è morto per la libertà”.

Per la libertà di chi, viene da chiedersi? Evidentemente non per quella della Pausini che in 4 secondi, con quel suo no deciso, ha forse compromesso una carriera fatta di trent’anni di successi e di collaborazioni internazionali.

Non si è piegata, non ha accettato di buttarla in caciara strizzando l’occhio al politicamente corretto.

Intelligente, Laura, perché ha anche colto una questione di opportunità legata al momento che stiamo affrontando in Italia, così a ridosso delle elezioni. Brava, Laura, professionale e bella.

Speriamo solo che, diversamente da quanto già capitato ad altri, il sistema dei ben pensanti d’ora in poi incontrandola per strada non si limiti a dirle: bella, ciao.

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